Almeno uno

“Che spavento!”, viene da dire leggendo la Parola di Dio di oggi. Nella lettura della Genesi troviamo scritto: “La malvagità degli uomini era grande sulla terra, ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male”. E ancora: “La terra era corrotta, ogni uomo aveva pervertito la sua condotta”. Non va molto meglio se passiamo al salmo: “Sono corrotti, fanno cose abominevoli, non c’è chi agisca bene, sono tutti traviati, tutti corrotti; i malfattori divorano il popolo come il pane e non invocano il nome del Signore”.
Chi provasse a consolarsi con la lettera ai Galati incapperebbe in uno dei tanti “cataloghi dei vizi” che l’apostolo Paolo semina qua e là nelle sue epistole: “Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezza, orge e cose del genere”.
Proviamo col testo di Luca, allora. A breve distanza leggiamo: “Venne il diluvio e li fece morire tutti” e “Piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti”.
Ce n’è d’avanzo per iniziare noi stessi a intonare una serie di lamenti e di recriminazioni, del tipo: “Il mondo è cattivo, c’è troppa malvagità, non bisogna fidarsi di nessuno, la terra va in rovina, è tutto un disastro, bisognerebbe eliminare un po’ di gente” e via discorrendo di piagnisteo in piagnisteo, di accusa in accusa.
Non siamo degli imbecilli, e non siamo ingenui. Dire che va tutto bene, che gli uomini sono tutti buoni e perfetti non corrisponde a verità, perché nessuno di noi lo è.
Ma non è vero neppure il contrario. Non è vero che c’è solo il male.
Le stesse letture che ho minacciosamente citato finora, ci fanno capire che Dio stesso è il primo a non arrendersi al male, a cercare con insistenza le tracce di giustizia e di amore che ancora albergano nei cuori degli uomini.
Così nel testo di Genesi troviamo che “Noè trovò grazia agli occhi del Signore” perché era “giusto ed integro e camminava con Dio”; poi non era perfetto nemmeno lui, la Bibbia ce lo ricorda perfino vittima di una solenne ubriacatura, ma grazie a lui tutta la terra ha ripreso a vivere. E che cosa dire di questo Dio che minaccia strage ma poi suggerisce il modo per evitarla a Noè stesso e ai suoi cari, e alle bestie che porterà nell’arca. Tra l’altro Dio stesso dimentica di citare tra gli animali da far entrare nell’arca tutti i pesci dei fiumi e del mare, che durante il diluvio mentre le acque coprivano la terra avranno prosperato,
eccome!
Nel salmo si dice che “il Signore è il rifugio del povero e sta con la stirpe del giusto”: evidentemente quel gesto tenerissimo di “chinarsi dal cielo per vedere se c’è un uomo saggio, qualcuno che cerchi Dio” ha dato buon esito. L’apostolo Paolo, estenuato dall’enumerare i vizi del mondo intero passa subito ad elencare col medesimo vigore i frutti dello Spirito: amore, gioia, pace e tanti altri ancora.
E il vangelo? Il vangelo ci dice con semplicità che chi perderà la propria vita la manterrà viva.
In sintesi: non tutto è male, non tutti sono cattivi. Il bene c’è ancora, e gli uomini lo perseguono e lo praticano in mezzo ai propri pasticci, alle proprie passioni. Ci vuole qualcuno – almeno uno! – che ci creda ancora.
Che abbia fiducia nel compiere atti di giustizia, che non si rassegni al male dominante, che risorga dai propri vizi e dalle proprie passioni, che non abbia paura di andare controcorrente. Almeno uno – vale la pena ripeterlo – che diventi principio di molti, che attragga con la sua testimonianza, che sia da esempio, che convinca con le opere e le parole che è possibile non perdere la fiducia in un mondo che pare crollare e disfarsi.
Almeno uno che si lasci guardare e trovare dal Signore, che gli consegni la vita nelle mani, che non tema di perderla o di farsela portar via dalla malvagità e dalla cattiveria di molti.
Ci piacerebbe essere noi quell’uno, quella persona. Sarebbe bello, almeno, provare ad esserlo.