E il profumo di Gesù

La scena evangelica che ci introduce nella Settimana Santa si svolge in una casa, non nel Tempio, non in un luogo separato e riservato ai gesti religiosi e del culto. Gesù amava invitarsi nelle case, amava questa casa di Betania, casa di amici carissimi. A Zaccheo aveva detto: ‘Oggi devo venire in casa tua’. Nel gesto di Gesù di entrare in casa c’è un segno di grande umanità: è il desiderio di entrare nello spazio più intimo della nostra vita. Gesù non vuole incontrarci per strada, frettolosamente,vuole invitarsi a casa nostra, nel luogo dei nostri affetti più profondi, delle gioie piùvere e delle fatiche più quotidiane. In questo tempo siamo tutti come un po’ reclusi nelle nostre case. Entriamo anche in questa casa invasa dal profumo e guardiamo questa donna, Maria, che compie un atto di straordinaria tenerezza per il corpo di Gesù profumandolo con unprofumo assai costoso. Il gesto di Maria di Betania per il corpo di Gesù è di imbarazzante bellezza. Imbarazzante, perché questa femminile tenerezza per il corpo di Gesù non è usuale. Una lunga abitudine spiritualistica ci ha resi diffidenti nei confronti del corpo. Invece Gesù si lascia toccare, anziaccarezzare, profumare da mani femminili capaci di delicata tenerezza. Così, perché attraversoil corpo passano i sentimenti più intensi. Già una semplice stretta di mano può comunicare la forza di un rapporto. Così un abbraccio, un bacio. Quanta tenerezza passa attraverso le mani che accarezzano, quanta dolcezza nel gesto di stringere tra le braccia la persona amata, negli sguardi degli uomini e delle donne che si vogliono bene. Questa donna ci insegna ad esprimere tenerezza attraverso i nostri corpi. Purtroppo, attraverso il corpo, passa anche la violenza, il disprezzo, il tentativo di abusare della dignità della persona, soprattutto dei più giovani e delle donne. Il gesto di Maria: per lei si può sprecare un costoso profumo, una somma equivalente al salario annuo di un lavoratore. Un gesto che forse anche noi giudichiamo eccessivo. E infatti è criticato da Giuda come uno spreco di risorse che potevano esser meglio utilizzate per i poveri. E invece una parola di Gesù prende le difese della donna e ne elogia il gesto, un gesto che anticipa misteriosamente la morte del Signore e gli onori al suo cadavere. Il gesto di versare il profumo è chiaramente simbolico. Il profumo manifesta l’amore. Il gesto di versare il profumo è gesto di accoglienza, segno di attenzione per la persona al limite dello spreco. È gesto che dice il valore della persona, il suo valore inestimabile. Gesto che ha la bellezza dei gesti gratuiti che non sono solo adempimento di doveri ma sgorgano dall’intimo del cuore. Non è un gesto che nasce dal calcolo, dall’interesse, dal tornaconto come molti dei nostri comportamenti. Questo gesto non rientra nella logica del dare e dell’avere. Noi, abituati a calcolare tutto e a cavare utile da tutto siamo sorpresi, imbarazzati da tanta gratuità. Questa donna, vera discepola di Gesù, col suo gesto ci invita ad uno stile di gratuità, a saper dare non calcolando l’utile ma per la gioia semplice del dono. Ma ritorniamo alle critiche: perché non vendere il costoso profumo e dare il ricavato ai poveri, invece di ‘sprecarlo’ per la persona di Gesù? Forse anche noi pensiamo che solo disponendo di mezzi sempre più cospicui possiamo aiutare i poveri. Il Vangelo ci dice che è anzitutto nella dedizione per amore che consiste il vero servizio ai poveri, e l’amore è in realtà quello che Giuda ruba nella casa di Betania. Ruba quella comunione, quella fraternità, quella prossimità verso tutti che è stata la missione di Gesù. Il discepolo del Vangelo è colui che vive per gli altri in quanto ha messo al centro della sua vita il Signore. Vivere per gli altri perché radicati nell’amore di Gesù, da Lui resi capaci di amore, di tenerezza. Entriamo dunque nella Settimana Santa rivivendo il gesto coraggioso di Maria: l’intenzione di vivere nell’amore gratuito, nella delicatezza dei rapporti, nella carità dei gesti, nella preghiera che sa riconoscere la paternità e la tenerezza di Dio Padre.