Quaresima: tempo di ascolto e conversione

Il Vangelo di oggi è lo stesso che sant’Ambrogio leggeva e commentava ai milanesi la prima domenica di Quaresima.
Diceva: “Abbiamo letto che per quaranta giorni Gesù digiunò nel deserto e fu tentato dal diavolo”.
Con le stesse parole evangeliche anche noi iniziamo i quaranta giorni che ci conducono a Pasqua rivivendo una tradizione, quella quaresimale, che appartiene alle origini cristiane.
Entriamo oggi in questo cammino verso la Pasqua con un gesto duro e significativo: la cenere sulla testa. La formula che un tempo accompagnava il gesto ne sottolineava, quasi con un brivido, la serietà: ‘Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai’.
Oggi usiamo  una formula meno inquietante, più positiva: ‘Convertiti e credi al vangelo’. Eppure, questo gesto e la formula antica, custodiscono una verità che non bisogna dimenticare.
Le ceneri dicono la precarietà dei nostri giorni che, anche quando sono tanti, sono giorni contati e quindi non sono giorni onnipotenti.
Abitiamo il tempo, lo calcoliamo, lo programmiamo, lo pianifichiamo eppure non ne siamo davvero padroni: lo abitiamo da inquilini provvisori a rischio quotidiano di sfratto. Nemmeno Gesù, come nel Vangelo di questa domenica, si presenta onnipotente.
Rifiuta l’onnipotenza che trasforma i sassi in pane, l’onnipotenza che pretende di usare Dio e i suoi angeli come paracadute per le nostre acrobazie che vorrebbero sfidare le leggi della natura e infine l’onnipotenza di chi pur di avere potere su tutto e su tutti è pronto a vendere l’anima al diavolo. Gesù non vuole essere onnipotente ma il Tentatore tornerà alla carica e, sotto la croce, lo tenterà per l’ultima volta: ‘Scendi dalla croce, schiodati e tutti crederemo in te, ti riconosceremo come Dio’. Gesù, lo sappiamo, non si lascerà tentare, non si sottrarrà alla croce, anzi resterà in agonia fino alla fine del mondo, fino a quando vi saranno un uomo, una donna che patiranno.
Il nostro Dio è un Dio crocifisso. Il gesto delle ceneri ricorda a tutti noi che abitiamo un tempo fragile, che non possiamo aggiungere neppure un giorno solo alla nostra esistenza.
Proprio questi giorni segnati da una epidemia che cambia le nostre abitudini, ci ricordano la fragilità dei nostri giorni. Allora non prendiamoci troppo sul serio.
I cimiteri sono pieni di gente che si riteneva indispensabile.
Ma le ceneri suggeriscono un secondo pensiero.
Leggiamo nella prima pagina della Scrittura sacra che con la polvere del suolo il Creatore ha plasmato l’uomo, Adamo. Adamo vuol dire appunto terrestre, impastato di polvere, eppure immagine al Creatore.
Ricevendo le ceneri non ci prenda un brivido di paura perché se è vero che siamo polvere e in polvere ritorneremo è ancor più vero che con questa polvere sono stati plasmati i nostri volti e quelli degli uomini e delle donne che con noi condividono l’esistenza umana.
Tutti, senza eccezioni, senza discriminazioni, tutti immagini che assomigliano al volto del Creatore.