Lettera a Gesù Bambino

Caro Gesù bambino,
il nostro incontro annuale per scriverti la mia tradizionale lettera di Natale è arrivato.
Ti confesso che attendo l’appuntamento con gioia.
Ti ringrazio perché ogni giorno mi offri nuove relazioni che mi invitano ad andare oltre le apparenze e a puntare diritto al cuore delle persone che incontro.
Grazie per la bella esperienza della visita alle famiglie dove ho incontrato tanti volti di gente brava ed accogliente.
Desidero, quest’anno, chiederti due doni: per me e la mia comunità.
Lo faccio con lo sguardo rivolto a due presepi che ho potuto contemplare in questi giorni.
Il primo è quello di un artista papà che ha preparato all’ingresso della casa dove abita.
Vicino a Te che nasci c’è solo un povero che domanda l’elemosina, tutte le altre persone sono lontane dal luogo dove nasci.
Il papà artista ha voluto dare al suo capolavoro una interpretazione approfondita: il tema è biblico: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto”.
Ti chiedo, o Gesù Bambino, di togliere l’indifferenza dai cuori nell’incontro con Te, e tra di noi.
Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza.
L’odio, la rabbia, la disperazione si possono affrontare, il niente no.
Il secondo presepe è un po’ originale.
Vicino alla Tua mangiatoia è stato posto un sepolcro vuoto, ricco di luce, segno della Tua Risurrezione.
O piccolo Gesù, Tu sai, che stiamo vivendo un momento difficile, carico di tante preoccupazioni.
Ti chiedo i doni della luce, dell’ottimismo e della speranza, perché solo Tu puoi avere cura di tutte le nostre famiglie.
A ciascuna di loro non venga meno la fede, il lavoro, l’amore vero e fedele tra sposi, il desiderio di continuare ad educare i propri figli nel cammino di fede, valori fondamentali per costruire una nuova umanità aperta alla speranza e alla pace.
Questi doni, preziosi per ogni esistenza, non possono venire meno anche ai nostri tempi di crisi sociale e di fede.
Aiutaci a cercarTi sapendo che con Te “sempre nasce e rinasce la gioia” (Papa Francesco).
Ecco i doni che quest’anno Ti chiedo. Caro Bambino Gesù, apri anche il mio cuore alla bontà e aiutami a mantenere il mio proposito di bene.
Grazie Gesù.

NATALE

Mi piace il Natale perché rappresenta la rivincita del cuore, del dominio del silenzio sulle chiacchiere, della preghiera sull’attivismo frenetico della nostra vita, della povertà sulla ricchezza.
Mi piace il Natale perché il Bambino che giace nella mangiatoia ha il potere di portare luce e dissolvere le tenebre, ha la capacità di recare amore e dissipare l’odio, ha la forza di rialzare i poveri e i piccoli e di piegare la durezza dei potenti.
Di conseguenza, mi piace tanto il presepe perché riesce a suscitare i più nobili sentimenti umani, nonostante parli con gli strumenti più semplici e più poveri di questo mondo.
Per questo S. Francesco l’ha voluto per celebrare degnamente il Natale di Gesù.
E’ importante tenere viva questa tradizione che ci ricorda il vero e profondo significato del S. Natale. Pochi però conoscono un personaggio particolare, chiamato il “Rapito”.
Si tratta di un personaggio caratteristio della tradizione popolare provenzale.
E’ un poveraccio, col vestito sbrindellato. Continuamente distratto, perché dappertutto trova motivi per estasiarsi.
Riesce a vedere il lato bello di ogni cosa, il ato buono di ogni persona. Davanti a Gesù giunge con le mani vuote, ma sa alzare le braccia in alto dicendo: “Mio Dio come è bello un uomo che era infelice e diventa felice. Mio Dio, come è bello un uomo che era fannullone e che è preso dalla voglia di lavorare”.
Altre statue del presepe cominciano a brontolare: “Se io ti secco, ti domando perdono”.
“Tu parli di lavoro e non hai fatto mai niente nella vita”.
“Oh, io ho guardato gli altri e li ho incoraggiati. Ho detto loro che erano belli, e che facevano delle belle cose”.
“Ma non ti sei stancato molto. E non hai nemmeno portato un regalo”.
E la santa Vergine gli dice: “Non ascoltarli, Rapito. Tu sei stato posto sulla terra per meravigliarti: hai compiuto la tua missione e avrai la tua ricompensa. Il mondo sarà meraviglioso finché ci saranno persone come te capaci di meravigliarsi”.
Anche per noi la capacità di stupirci, di recuperare la semplicità dello sguardo di fronte a un Dio che, con la sua venuta, dimostra di non essere ancora stanco degli uomini, ci aiuterà a guardare il mondo e le persone con occhi nuovi e pieni di meraviglia.