Il tempo e il luogo della promessa

Quando avviene il compimento della parola di Dio?
Il vangelo di oggi avverte che avviene mentre Elisabetta è al sesto mese.
Ora al sesto mese uno non è completo. Al sesto mese, cioè quando ancora non è matura la vita. Cioè quand’è che una promessa diventa realtà?
Non dipende da Dio. Dio la promessa l’ha fatta, la realizzerebbe anche subito, la realizza di fatti al sesto mese, aspetta solo che uno dica “sì, accolgo la Tua parola”.
Da sempre Dio è “Sì” per l’uomo. Quando finalemnete anche noi diciamo sì, allora avviene il compimento, passiamo dal sesto mese – che rappresenta il sesto giorno della creazione, l’incompletezza, quando l’uomo è radicalmente incompleto – al settimo giorno.
La Parola di Dio avviene in questo nostro tempo che è sempre incompleto, non dobbiamo aspettare tempi migliori per dire “Sì”, non domani. Noi normalmente pensiamo a domani, domani farò; o a ieri, ieri sì era possibile! No, oggi, ora; l’unico tempo che abbiamo è il presente. Il presente è l’unico luogo nel quale tocchiamo l’eterno; il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora. Il momento dell’ascolto è sempre questo tempo che diciamo incompleto, anzi questo tempo nel quale i profeti dicevano: è il tempo peggiore di tutti.
Sì, questo è il tempo dell’ascolto.
Non ne aspettiamo uno migliore. Altrimenti, passiamo mezza vita a pensare al futuro e l’altra metà a rimpiangere il passato e non viviamo mai.
Dio invece è “presente” e la sua proposta avviene “ora”.
Non era ieri, non era per domani.
Il presente è il luogo dove vivo e posso incidere e dare una direzione futura a tutto il passato.
Ma il vangelo di oggi dà anche una seconda indicazione, ed è di luogo.
Avviene a Nazaret.
Nazaret è il luogo della vita quotidiana, non a Gerusalemme nel tempio. Cioè il luogo dell Parola è ora e qui dove mi trovo. Non luoghi particolari: nel santuario, quando vado a Lourdes, quando vado a Medjugorie, no, nella tua vita quotidiana: è lì che vivi da figlio di Dio e ascolti la Parola. Ma è importante il luogo della vita quotidiana: è lì che si fa carne la Parola. Lì ci viene fatta la proposta “Ed entrato davanti a lei, disse: Gioisci, graziata, il Signore è con te!” Cosa vuole Dio da noi? Vuole solo una cosa: “Gioisci”.
Questo è il comando di Dio.
La volontà di Dio è che tu sia contento! Dio è un Padre, ti ha fatto per la gioia. Tu sei la sua gioia, perché ti vuole bene. Ecco: pensare che noi siamo la gioia di Dio, che ci ha pensato dall’eternità, se no non saremmo esistiti, e ci ha messo nel tempo perché noi stessi gioiamo della gioia che Lui ha per noi. E il senso della nostra vita è questa gioia, è il comando che ci manda tutti insieme verso questa gioia che è Lui stesso. E la gioia è il segno della presenza di Dio. Dove non c’è gioia non c’è Dio.
Un ultimo pensiero. Maria è turbata. E’ importante questo turbamento, perché quando c’è qualcosa di nuovo e di grande si è sconvolti.
Maria è la prima persona che dice sì. Non così Adamo che, quando Dio andava a cercarlo “dove sei?” rispose “mi sono nascosto, perché ho avuto paura” mentre Maria dice “eccomi”. Lei usa una parola che a noi non piace “schiava”. Lo schiavo appartiene all’altro ed è anche un termine molto bello per indicare una cosa: quando Paolo indica la libertà in Galati 5,13 consiste nell’essere schiavi gli uni degli altri nell’amre; questo è il massimo di libertà. Lo schiavo è colui che appartiene all’altro e l’amore è essere dell’altro.
Il massimo di libertà è essere dell’altro per amore.
Maria dice “sono tua” come Tu sei mio, ho capito che Tu sei mio e anch’io sono tua, ed è il “sì” perfetto. “Avvenga a me secondo la tua parola”.