Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo!

Dall’omelia di S.Em. il card. Angelo Scola per la I domenica di Avvento 2012:

Il Vangelo che abbiamo ascoltato […] propone così immagini che si collegano ad un tema dalle antichissime radici bibliche, il tema del giorno del Signore: inizia dalla considerazione della distruzione del Tempio, per allargarsi a quella della città di Gerusalemme e alle popolazioni della terra, finendo per coinvolgere il cosmo intero […]. In questi passaggi dell’odierna Liturgia della Parola non facciamo fatica a riconoscere alcuni “segni sconvolgenti” presenti anche nei nostri tempi. Non mancano le guerre, le tragedie cosmiche, ingiustizia e miseria continuano a segnare pesantemente il cammino della famiglia umana. […] “Dove andremo a finire?” è l’ovvio ritornello che sempre più frequentemente ci ripetiamo. E non è tanto un lamento, quanto l’espressione dello sconcerto di fronte alle gravi difficoltà e ai non pochi motivi di sofferenza. Affiora inoltre, di tanto in tanto, il fatto, troppo spesso rimosso, che la fine del nostro tempo personale implicherà il giudizio misericordioso, ma giusto, di Dio su ognuno di noi. Eppure il Santo Vangelo oggi conclude con un rincuorante invito alla speranza: «Risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina». Per questo siamo qui, per rivolgerci al Padre, con le parole del Salmo responsoriale: «Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo». La fine dei tempi non si identifica così con la terribile descrizione del giorno del Signore fatta da Isaia, né con il travaglio doloroso descritto dalle immagini apocalittiche dal Vangelo. Non è questa l’attesa compiuta del cristiano. Non sarà questa la fine del mondo.

Il termine – la fine e il fine – del tempo e della storia è la manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo, cioè di Gesù Cristo. Con lo sguardo fisso sul Crocifisso Risorto, il Veniente, Colui che è il fondamento si possono attraversare tutti i segni dei tempi, anche i più catastrofici. […] Noi aspettiamo pazientemente la manifestazione gloriosa di Colui che è già venuto: Cristo, ieri, oggi e sempre. […]

Consentitemi tre raccomandazioni in proposito. Anzitutto invito ad un momento di preghiera breve e semplice in famiglia al mattino, alla sera, ai pasti. In secondo luogo propongo un regolare gesto per educarci ad amare. Chissà perché siamo restii a comprendere che bisogna imparare ad amare. Dedichiamo una piccola parte del nostro tempo ogni settimana a chi è nel bisogno! Infine sarebbe bene, in questo tempo in cui l’attesa diventa una ginnastica del desiderio, partecipare ad una santa Messa feriale almeno una volta la settimana. «Con l’attesa, Dio allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capace». La Vergine santa, madre dell’attesa, ci renda più capaci di accorgerci che Dio ci ama.

+ Angelo card. Scola