Cresce lungo il cammino il suo vigore

Riportiamo alcuni passaggi della Lettera pastorale che l’Arcivescovo ha scritto per orientare il nuovo anno pastorale, inaugurato ieri con la solennità della Natività di Maria:


Il Signore Gesù, risorto, vivo presso il Padre per intercedere per noi è sempre con noi tutti i giorni. Questa certezza è la ragione della nostra invincibile fiducia e della speranza: che giunga a compimento la rivelazione di quello che siamo, figli di Dio, e possiamo vedere Dio così come egli è. Insieme ci accompagna sempre la consapevolezza di essere la Chiesa che è in debito verso questo tempo e questo mondo e ciò rende più acuto il senso di inadeguatezza delle nostre risorse rispetto alle esigenze della missione che il Signore ci ha affidato. […]
Siamo un popolo in cammino. Non ci siamo assestati tra le mura della città che gli ingenui ritengono rassicurante, nella dimora che solo la miopia può ritenere definitiva: «Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14). La solida roccia che sostiene la casa e consente di sfidare le tempeste della storia non è una condizione statica che trattiene, ma una relazione fedele che accompagna, incoraggia e sostiene nel cammino fino ai cieli nuovi e alla terra nuova. […] Non ha fondamento storico né giustificazione ragionevole l’espressione “si è sempre fatto così” che si propone talora come argomento per chiedere conferma dell’inerzia e resistere alle provocazioni del Signore che trovano eco nelle sfide presenti.[…] È tempo, io credo, di superare quel senso di impotenza e di scoraggiamento, quello smarrimento e quello scetticismo che sembrano paralizzare gli adulti e convincere molti giovani a fare del tempo della loro giovinezza un tempo perso tra aspettative improbabili, risentimenti amari, trasgressioni capricciose, ambizioni aggressive: come se qualcuno avesse derubato una generazione del suo futuro […] È quindi necessario che i giovani stessi intraprendano il loro pellegrinaggio come un peregrinare nella fede che si dispone al compimento della vocazione e si assume la responsabilità della fede dei coetanei perché nessuno sia mandato via senza speranza.
L’immagione del cammino comporta quella della fatica, del tempo da trascorrere nel deserto, delle insidie e degli ostacoli da superare.
Eppure il cammino, secondo l’esperienza dei pellegrini, non consuma le forze, non spegne il desiderio, non induce allo sconforto, non fa spazio alla tentazione di “tornare indietro” o di abbandonare la carovana, finchè resta viva la promessa di Dio e l’attrattiva della città santa. Il popolo in cammino condivide l’esperienza: «Cresce lungo il cammino il suo vigore» (Sal 84,8).
Propongo che l’anno pastorale 2018/19 sia vissuto come occasione propizia perché le comunità e ciascuno dei credenti della nostra Chiesa trovino modo di dedicarsi agli “esercizi spirituali” del pellegrinaggio. Gli esercizi che raccomando sono l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione alla celebrazione eucaristica, la preghiera personale e comunitaria. Si direbbe “le pratiche di sempre” o anche peggio: “le solite cose”. Ma noi non abbiamo altro. Noi credenti, discepoli del Signore, non abbiamo altre risorse, non abbiamo iniziative fantasiose, proposte che stupiscono per originalità o clamore, non andiamo in cerca di esperienze esotiche. Non abbiamo altro che il mistero di Cristo e le vie che Cristo ha indicato per accedere alla sua Pasqua e così essere «ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,19).

+Mario Delpini, Arciv.