Per recepire in Diocesi la “Amoris Laetitia” (5)

Pubblichiamo “a puntate” le indicazioni del Vicario generale monsignor Mario Delpini per favorire un percorso di recezione in Diocesi dell’Esortazione apostolica del Papa “Amoris Laetitia”. Questo testo è il frutto di un’ampia e articolata consultazione che ha coinvolto il Consiglio episcopale milanese, i Vicari e i Decani.

7. Per la recezione di Amoris Laetitia: dalla richiesta di “lasciapassare” all’invito alla conversione, in un cammino didiscernimento.
L’attesa di alcune coppie ferite e il prolungarsi di cammini sofferti, che certo ha avuto nei discorsi ecclesiali e nella risonanza mediatica un’attenzione quasi esclusiva, hanno contribuito a concentrare l’attenzione su una presa di posizione tra “sì” e “no” per quanto riguarda l’accedere dei divorziati risposati alla comunione eucaristica. Ma l’esortazione apostolica indica il “percorso lungo” dell’accompagnare, discernere, integrare (cap 8, nn 291-312).
Papa Francesco, quando invita le nostre comunità ad essere capaci di integrazione invita peraltro a una considerazione più unitaria delle diverse situazioni che possono originare la cosiddetta irregolarità familiare: «non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino» (n. 297).
Come indicato al n. 300, questo percorso implica uno sguardo molto attento e completo alla propria situazione. Uno sguardo verso il passato: come si sono comportati con i figli, quali tentativi di riconciliazione ci sono stati. Verso il presente: come è la situazione del partner abbandonato e quali conseguenze ha la nuova situazione sulla famiglia e sulla comunità. E anche sul futuro: quale esempio si offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio. Certi del fatto che nessuno è escluso dalla misericordia, questo cammino conduce – illuminati dall’insegnamento della Chiesa e con un atteggiamento di sincera conversione, di umiltà, riservatezza e amore alla Chiesa che garantiscano il bene comune ed evitino scandali e doppie morali – alla presa di coscienza della propria situazione davanti a Dio e, in foro interno, a un giudizio su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla, cioè sui cambiamenti necessari.
L’atteggiamento dei pastori dovrà essere espressione della Chiesa e insieme dovrà essere un esercizio di responsabilità personale: si deve quindi vigilare su atteggiamenti poco coerenti con lo stile e i contenuti proposti da Papa Francesco. In particolare si deve evitare un procedere arbitrariamente nel concedere sbrigativamente un “lasciapassare” per la comunione eucaristica o nel ribadire la dottrina e disciplina vigente con il tono perentorio che ignora lo spirito e le indicazioni pastorali proposte da Papa Francesco. Il compito impegnativo di mostrare l’articolarsi di oggettivo e soggettivo (per quello che valgono queste categorie) in procedimento decisionale che ha il suo contesto nella comunità cristiana (e quindi anche nel confronto con i pastori) e il suo snodo decisivo nella coscienza del credente deve essere svolto in questi mesi con il contributo di tutti (coppie di sposi, teologi, pastori). Nello svolgere il proprio compito, i pastori non potranno dimenticare il nesso costitutivo che esiste tra l’Eucaristia e il matrimonio e, in quest’ottica, il carattere ecclesiale (pubblico) del vincolo matrimoniale: l’indissolubilità è un bene ecclesiale e per questa ragione «la pastorale prematrimoniale e la pastorale matrimoniale devono essere prima di tutto una pastorale del vincolo» (n. 211).
La ricerca di una linea condivisa e l’educazione alla doverosa prudenza e amorevolezza pastorale richiedono tempo,
consiglio, esercizio di un discernimento autorevole. È quindi doveroso in questo tempo proporre alle persone interessate la lettura del testo dell’Esortazione Apostolica, la disponibilità al cammino ivi indicato e la pazienza in attesa di una linea diocesana.
Un utile riferimento per le coppie ma anche per i pastori è stato in questi mesi e potrà essere ancora di più in futuro l’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, la cui finalità non è solo quella di verificare la possibilità di introdurre domande di nullità ma anche quella di offrire ai fedeli separati, per i quali non sono percorribili la via della nullità o dello scioglimento, «gli idonei suggerimenti per sostenere e affrontare
cristianamente questa condizione» (cf Statuto della Curia di Milano).