“Laudato sii, sulla cura della casa comune”, l’Enciclica di Papa Francesco

Oggi “tutto è connesso”: per questo l’ecologia deve essere “ecologia integrale”, non un ecologismo “superficiale o apparente”. Capacità di “prendersi cura di tutto ciò che esiste”, cioè insieme ecologia ambientale, economica, sociale, culturale. Una “ecologia dell’uomo”che deve tradursi in una “ecologia della vita quotidiana”che abbia a cuore il “bene comune” e la giustizia tra le generazioni.

Comincia con la citazione del Santo che ha preso “come guida e come ispirazione” fin dall’inizio del suo pontificato, l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’, sulla cura della casa comune”–192 pagine, 6 capitoli, 246 paragrafi – le cui prime due parole, nel titolo e nel testo, sono l’inizio del “Cantico delle Creature”, riportato per intero nel paragrafo 87. Fin dall’introduzione, dopo un excursus sul magistero dei suoi predecessori in materia –da Paolo VI a Benedetto XVI – Francesco menziona il “caro patriarca Bartolomeo” e l’impegno della Chiesa ortodossa per le questioni legate alla custodia del creato, tema che ritorna nel secondo capitolo, dedicato al “Vangelo della creazione” e al rapporto tra scienza e religione. Dopo la “Lumen Fidei”– l’Enciclica firmata a quattro mani con Benedetto XVI – e l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, la seconda Enciclica scritta integralmente da Bergoglio è un vero e proprio manifesto-appello a 360°per “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”, a partire dalle “drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”. Sono loro gli “esclusi del pianeta”, miliardi di persone vittime della “cultura dello scarto”.

 

Il Cardinale Scola, nell’ incontro di presentazione dell’Enciclica tenutosi all’Expo, ha richiamato il valore di un pronunciamento nella sua proposta universale, «capace di parlare a tutti, credenti e non credenti»

«L’Enciclica è il primo intervento, nella storia del magistero della Chiesa, che affronti il problema dell’ecologia in termini organici», osserva il Cardinale, che aggiunge: «Mi ha colpito la grande cura del Pontefice a non tralasciare nulla. Del tema ecologico si parla da molto tempo, ma se ne parla come di un frammento, mentre la genialità scientifico-culturale del Santo Padre è stato ricostruire pazientemente il puzzle che ne connette le diverse tessere, dalla crisi, al rispetto della natura, inserendo in questo contesto, la povertà, la cultura dello scarto e l’esclusione. Il Papa ci fa capire che la vita umana non raggiunge il suo scopo se ognuno di noi non è capace di un rapporto equilibrato con se stesso, con gli altri, con il creato, con Dio. Questa è l’unica prospettiva che può consentirci di superare il travaglio dell’inizio del Terzo millennio in cui siamo immersi. La lotta alla frammentazione riguarda tutti, ogni giorno».

E, allora, arriva dall’Arcivescovo l’esempio che più attuale di così non si può. «Io come cittadino medio – spiega con un sorriso, ma il discorso è serissimo – non capisco molto di finanza e ho la sensazione che qualche volta i tecnici ci tengano un poco all’oscuro, mentre la crisi, come vediamo in Grecia, morde la carne».

Il pensiero è anche per i notevoli riferimenti di Francesco alla riflessione presente, relativamente al creato, nel mondo ortodosso, e al magistero del patriarca Bartolomeo. «Il Papa chiama a una conversione ecologica per giocarci personalmente e comunitariamente in essa. Per quanto un sistema possa essere iniquo non può eliminare la speranza, ma dobbiamo darci delle regole, trovando la forza di fare il bene, perché il soggetto uomo, nella sua dimensione,deve giocarsi con tutti i fattori dell’esperienza».

È questo, suggerisce Scola, il punto su cui siamo più in difficoltà, vivendo in una situazione di narcisismo nella quale la libertà rovescia se stessa e anziché essere un’energia che stabilisce legami solidi, si pensa come fattore di rottura dei legami, facendoci muovere con un concetto di autodeterminazione errato. Per questo tale Enciclica potrebbe avere una forza considerevole negli anni a venire, facendo vedere, pur nel travaglio, il parto della novità».

«Il modo migliore per usare l’Enciclica come leva, è lasciarla come Francesco ha voluto che fosse nelle sue dimensioni», riflette l’Arcivescovo. Il Papa entra con delicatezza in temi aperti. È la strada tipica del cristiano: con-vincere con la testimonianza di stili di vita assunti in maniera integrale e capaci, quindi, di toccare l’essenza della persona. I cristiani sono sempre stati chiamati a giocarsi nella realtà come figli di un Dio che si è incarnato nella storia», conclude il Cardinale

In gioco, appunto, c’è tanto: perché «nuovi stili di vita domandano a miliardi di persone di mutare centinaia di milioni di abitudini e questo è problema di educazione».

 

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Fonte: incrocinews – 30.06.2015 di Annamaria BRACCINI