Si chiamava Agostino

Questo mese di maggio vede i ragazzi protagonisti della vita della comunità, quella liturgica e non solo. Un gruppo di loro riceve la prima Santa Comunione e un altro gruppo il Sacramento della Confermazione. Quando gli adulti discutevano su chi poteva avere parte nel Regno del Signore, Gesù prendeva un bambino, lo poneva in mezzo a loro e dichiarava in modo perentorio: «Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli».
Hanno trovato un quaderno-diario. Era di un ragazzo, dichiarato dagli adulti “un soggetto difficile”. È morto in un incidente poco dopo aver scritto questa preghiera. Si chiamava Agostino.
“Signore, io non sono capace di pregare: mai nessuno me lo ha insegnato. Anche adesso non so cosa dirti: ma tu esisti? Se esisti perché non ti fai vedere da me? Forse pretendo troppo! Le vette, il mare, i fiori  tutto il creato parlano di te, ma io non sono capace di scoprirti. Dicono anche che l’amore sia una prova della tua esistenza: forse è per quello che io non ti ho incontrato. Non sono mai stato amato in modo da sentire la tua presenza. Signore, fammi incontrare un amore che mi porti a te, un amore sincero, disinteressato, fedele e generoso che sia un poco l’immagine tua”.
Insegnare a pregare a un ragazzo, pregare accanto a lui… ha un ritorno di semplicità, concretezza e coerenza, di cui la nostra fede di adulti ha assoluta necessità.

La comunità scelga di pregare con loro.