Lettera alle Pietre della strada

Pietre01QUARESIMA 2014 – VIA CRUCIS PER I RAGAZZI
“LETTERA ALLE PIETRE DELLA STRADA CHE GESU’ HA PERCORSO VERSO LA CROCE”
di MONS. CARLO GALLI

Carissime pietre della strada che Gesù ha percorso verso la Croce,

una persona che ha visitato la città di Gerusalemme, lungo il tragitto della via Crucis di Cristo, mi ha detto che si passa per stradine strette, piene di gente di un coloratissimo e profumatissimo mercato.

Mi  ha detto anche che ad un certo punto del percorso, lui ha abbassato gli occhi e ha badato solo a voi, pietre della strada, non per paura di inciampare, ma per far memoria raccolta e silenziosa dei passi di Gesù.

Voi siete stati testimoni degli ultimi suoi passi, quelli da Lui decisi in piena libertà, per amore degli uomini e del Padre suo che è nei cieli.

La tradizione dice che Gesù, stremato, è caduto tre volte su di voi. Mi chiedo perché Gesù ha mostrato tanta debolezza fisica. Non poteva resistere, dignitoso, in piedi?

La catechista, guidando la Via Crucis, di noi ragazzi, ci ha spiegato che la stanchezza di Gesù nasce dal suo tormento interiore per i peccati degli uomini. Lui ha inteso portare tutta la sofferenza, che è causata dai comportamenti negativi.

La prima caduta è causata dalla pigrizia del nostro cuore, nel comprendere il Suo amore, dalla superficialità che genera nelle persone, a noi tanto vicine, sofferenza.

La seconda caduta esprime la malizia, che nel cuore di tante persone è fonte di maldicenze, progetti prepotenti e aggressivi, falsità e così via.

La terza caduta, quella che voi avete sentito come la più pesante, indica un modo di organizzarci, nella nostra società, dove la legge del potere, dell’immagine, del successo schiaccia la persona, e come una ruspa scarta, trattando da rifiuto, chi è debole.

Quanta gente ancora vi calpesta. Voi certamente avete imparato a distinguere i passi veloci di chi ha fretta, il passo lento e affaticato di chi è anziano o porta pesanti fardelli, i passi gioiosi e giocosi di noi ragazzi, il passo danzante di chi è innamorato e contento dei suoi giorni, i passi cadenzati e pesanti di un corteo, il passo furtivo e nascosto di chi sta scappando nella notte e così via. Sono i passi della vita.

Ma quei passi, spezzati dalle cadute, quelli di Gesù quel venerdì pomeriggio, il più tragico della storia, rimangono a giudicare o a sostenere il cammino di tutti.

Appena potrò, fatto grande, verrò anch’io a calpestarvi, ma con delicatezza, e avrò sulle spalle una croce, quella che il Signore chiede e affida a ciascuno nella vita.

Quel giorno aiutatemi … Grazie.

                                                                       Un ragazzo dell’oratorio di Cascinetta