Considerazioni “stravaganti”

Oramai è quasi un mese che le celebrazioni liturgiche sono alla presenza del popolo, anche se con le dovute norme di sicurezza.
Prima, al tempo delle S. Messe senza popolo, da più parti si invocava la libertà di culto, si riteneva il non
poter partecipare alle funzioni liturgiche (S. Messa in primis) come uno scaldalo: “proprio adesso che c’è
maggior bisogno di pregare …”.
Quando poi si è potuto partecipare alla S. Messa, visto la capienza delle chiese che per mantenere le distanze “perdevano posti”, si era pensato di aumentare le celebrazioni delle S. Messe.
Dopo quasi un mese ci si è accorti che la capienza delle chiese, seguendo le norme di sicurezza non solo sono sufficienti ma addirittura crescono.
Sono tanti i “motivi”:
– Bisogna sedersi dove dicono i volontari
– C’è ancora paura
– La mascherina in un ambiente chiuso da fastidio
– Ecc …
Tutto comprensibile anche se non tutto condivisibile.
Però nasce una sospetto (ed è questa la considerazione stravagante): non è che i nostri fedeli si sono abituati alla S. Messa in streaming o in televisione?
In televisione sono legato agli orari (basta pero fare un po’ di zapping con il telecomando e trovo l’orario più confacente); in streaming addirittura posso sentire al S. Messa registrata quando voglio.
Entrambe le soluzioni comunque mentre probabilmente faccio qualcos’altro.
Forse quella protesta che ci mancava la messa era solo un po’ seguire qualche moda populistica.
Forse occorreva, davvero far mancare la messa, in modo che rimaneva il desiderio di partecipare
celebrando e costruendo la comunità con l’Eucaristia e nell’Eucaristia.
So che molti non approveranno questo modo di ragionare, ma rimane vero che i mezzi di comunicazione possono servire per “sostituire” la presenza fisica all’Eucarestia in circostanze eccezionali: caso di malattia o di gravi impedimenti ad essere presente alla celebrazione Eucaristica.
Rimane sconcertante il fatto che i genitori dell’iniziazione cristiana si preoccupano quando si potranno celebrare i sacramenti, perché devo fare gli inviti e in queste domeniche non si è visto alla S. Messa nemmeno un ragazzo (eccetto i chierichetti).
Forse abbiamo perso davvero il desiderio di celebrare quell’Amore che non solo ci salva ma ci rende continuamente comunità.
È evidente che non sto parlando di precetto, o di peccato se non ubbidisco al precetto, io celebro l’Eucarestia non perché c’è il precetto o perché se no farei peccato ma perché “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno”. Forse ci sta mancando proprio questo: il desiderio del Corpo del Signore.
Don Giovanni