Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio

Dal Messaggio del Santo Padre per la 56^ Giornata Mondiale per le Vocazioni:

Il desiderio di Dio […] è che la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio. […] Non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata pensando che, in fondo, non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare. Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”, è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore. La vocazione, insomma, è un invito a non fermarci sulla riva con le reti in mano, ma a seguire Gesù lungo la strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto.

Naturalmente, abbracciare questa promessa richiede il coraggio di rischiare una scelta. I primi discepoli, sentendosi chiamati da Lui a prendere parte a un sogno più grande, «subito lasciarono le reti e lo seguirono». […] In sostanza, quando siamo posti dinanzi al vasto mare della vocazione, non possiamo restare a riparare le nostre reti, sulla barca che ci dà sicurezza, ma dobbiamo fidarci della promessa del Signore. Penso anzitutto alla chiamata alla vita cristiana, che tutti riceviamo con il Battesimo e che ci ricorda come la nostra vita non sia frutto del caso, ma il dono dell’essere figli amati dal Signore, radunati nella grande famiglia della Chiesa. Proprio nella comunità ecclesiale l’esistenza cristiana nasce e si sviluppa, soprattutto grazie alla Liturgia, che ci introduce all’ascolto della Parola di Dio e alla grazia dei Sacramenti; è qui che, fin dalla tenera età, siamo avviati all’arte della preghiera e alla condivisione fraterna. Proprio perché ci genera alla vita nuova e ci porta a Cristo, la Chiesa è nostra madre; perciò, dobbiamo amarla anche quando scorgiamo sul suo volto le rughe della fragilità e del peccato, e dobbiamo contribuire a renderla sempre più bella e luminosa, perché possa essere testimonianza dell’amore di Dio nel mondo.

La vita cristiana, poi, trova la sua espressione in quelle scelte che, mentre danno una direzione precisa alla nostra navigazione, contribuiscono anche alla crescita del Regno di Dio nella società. Penso alla scelta di sposarsi in Cristo e di formare una famiglia, così come alle altre vocazioni legate al mondo del lavoro e delle professioni, all’impegno nel campo della carità e della solidarietà, alle responsabilità sociali e politiche, e così via. […] Nell’incontro con il Signore qualcuno può sentire il fascino di una chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio ordinato. Si tratta di una scoperta che entusiasma e al tempo stesso spaventa, sentendosi chiamati a diventare “pescatori di uomini” nella barca della Chiesa attraverso un’offerta totale di se stessi e l’impegno di un servizio fedele al Vangelo e ai fratelli. […] Tante resistenze interiori possono ostacolare una decisione del genere […]. Eppure, non c’è gioia più grande che rischiare la vita per il Signore! In particolare a voi, giovani, vorrei dire: non siate sordi alla chiamata del Signore! Se Egli vi chiama per questa via, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone. Ricordate sempre che, a coloro che lasciano le reti e la barca per seguirlo, il Signore promette la gioia di una vita nuova, che ricolma il cuore e anima il cammino.

Francesco