San José Sanchez Del Rio

Ricorre oggi la memoria di uno sei santi patroni dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, san José Sanchez Del Rio, un adolescente messicano martire, beatificato da Benedetto XVI nel 2005 e canonizzato da papa Francesco nel 2016. Riportiamo una sua presentazione tratta da un articolo della dottoressa Cristina Siccardi.

José Sanchez Del Rio morì a 14 anni in difesa della fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna […]. “Cara mamma”, scrisse prima di morire sul biglietto che sarà rinvenuto sul suo corpo, “mi hanno catturato, stanotte sarò fucilato. Ti prometto che in Paradiso preparerò un buon posto per tutti voi. Il tuo José che muore in difesa della fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe”. Egli nacque il 28 marzo 1913 a Sahuayo de Morelos, in Messico, nel tempo in cui governava il Presidente Plutarco Elìas Calles, a capo di un governo massonico e socialista, propugnatore di leggi anticattoliche e laiciste. La persecuzione ai danni della Chiesa messicana fu feroce, l’obiettivo era quello di annientarla: scuole cattoliche e seminari chiusi, sacerdoti sottoposti all’autorità civile, preti stranieri espulsi. La popolazione non poteva sfuggire alla scelta, o rinunciare alla fede o perdere il lavoro. Di fronte a tutto ciò si sollevò una ardita, valorosa e fiera insurrezione, così forte da ricordare la resistenza vandeana ai tempi della Rivoluzione francese. Un esercito, composto da contadini, operai, studenti…difese il proprio Credo e per farlo fu costretto ad impugnare le armi. Ecco, dunque, formarsi l’esercito dei Cristeros, sostenitori del Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. “Viva Cristo Rey!” il loro grido di battaglia e la Madonna di Guadalupe la loro bandiera.
Il fanciullo José impugna con orgoglio quello stendardo mariano il giorno della cruenta battaglia di Cotija. E’ il 6 febbraio 1928. Ha supplicato la madre di non essere lasciato a guardare, ma di poter far parte della milizia di Cristo. Ottenuto il consenso, si prepara ad affrontare anche la morte: tutto per Cristo Re. Diventa così la mascotte dei Cristeros […]. Infatti, quando, nella concitazione della battaglia frontale un proiettile abbatte il cavallo del suo comandante, il ragazzo messicano gli offre il suo e tenta di coprirgli la ritirata a colpi di fucile, ma il tentativo fallisce, ed entrambi vengono catturati. José finisce prigioniero nella chiesa del suo paese, Sahuayo, profanata dai soldati federali e trasformata in pollaio […]. Gli aguzzini cercano di fargli rinnegare la fede promettendogli, oltre alla libertà anche del denaro, una brillante carriera militare, per sino un espatrio nei ricchi Stati Uniti d’America. Ma la sua risposta è una sola: “Viva Cristo Re, viva la Madonna di Guadalupe!”.
I senza Dio escogitano un’alternativa: chiedere un riscatto ai genitori, ma José li convince a non pagare. Padre e madre, autentici cattolici, che sanno vedere oltre la contingenza presente e la finitudine terrena, comprendono la giustizia filiale di quella richiesta. José riesce ancora a ricevere una volta la Santa Comunione prima del 10 febbraio 1928, quando verso le 23 i militari, con spietato odio, spellano le piante dei piedi del santo, costringendolo a camminare sul sale, per poi spingerlo verso il cimitero. Mentre il giovane continua a gridare il nome di Gesù e di Maria, uno dei soldati lo ferisce accoltellandolo, e per l’ultima volta gli chiedono di rinnegare il suo Credo, ma egli rifiuta ancora e domanda di essere fucilato, continuando a invocare a gran voce gli immacolati Nomi. Vorrebbero finirlo a pugnalate, ma il capitano, innervosito da quelle sante grida, estrae la pistola e gli spara. José spira, ma dopo essere riuscito a tracciare una croce sul terreno con il proprio sangue.