Dio ti vede

“Ricordati che Dio ti vede!”. Pronunciata con voce con voce sinistra e severa dalla mia suora dell’asilo questa frase ha risuonato in me per lunghi anni come un’oscura minaccia alla quale era impossibile sottrarsi.
Dio ti vede! Molti anni dopo – non è mai troppo tardi – mi hanno spiegato il significato vero della frase. Non ti guarda per castigarti, non ha il mirino puntato, pronto ad abbatterti al primo sgarro con infallibile mira da cecchino. Non è da Lui.
Ti vede, ti guarda sempre perché ti vuole talmente bene che non riesce a staccarti gli occhi di dosso. Non era tanto difficile da capire!
L’ultima strofa del salmo che preghiamo oggi dice la stessa cosa a modo suo.
Anzitutto ci ricorda che il Signore “guarda dal cielo”.
Non significa da lontano, esattamente come dire “Padre nostro che sei nei cieli” non significa che se ne stia bello comodo infischiandosi delle faccende terrene. È affascinante questo “guarda dal cielo”.
Ci suggerisce uno sguardo panoramico, che abbraccia l’insieme, che vede le cose
in un’altra prospettiva. E siccome il Padreterno di certo non soffre di miopia, il salmista aggiunge che “dal suo trono scruta tutti gli abitanti della terra”. Nessuno escluso, verrebbe da aggiungere, non si dimentica nemmeno di chi scappa o si nasconde, di chi ha paura di Lui.
Ancora: “Di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere”. Mi sento consolato da parole così. Almeno Lui capisce quello che faccio! Non posso dire di comprendere bene ogni mia azione: spesso ricado negli stessi errori, o per dirla con san Paolo “compio il male che non voglio e non il bene che voglio”. E non capisco perché: non mi comprendo, me la prendo con me stesso. Per fortuna mi capisce il Signore. Sa che sono plasmato di materia fragile (mi ha fatto Lui!), conosce e sopporta le mie debolezze e non se ne spaventa, è pronto a perdonarmi con una tenacia
e un’ostinazione che superano di gran lunga la mia propensione a sbagliare e a fallire.
Dio ci conosce meglio di quanto noi ci conosciamo, ed è contento di noi. Ai suoi  occhi restiamo quel prodigio originario che lui ha pensato, e il suo sguardo precede ogni nostro possibile errore. Può capitare tutto, il nostro delirio può distruggere tutto, la nostra voglia di morte può oscurare ogni cosa, ma questo punto sorgivo, questo
inizio che ci precede non possiamo intaccarlo, proprio perché non è nelle nostre mani, ma nel segreto di Dio.
Amo citare spesso due versi di un poeta milanese, Franco Loi, che dicono nel loro dialetto schietto e semplice, questa dinamica spirituale, questo mistero di un Dio che ci rincorre, che attraversa le nostre città per raggiungerci e offrirci uno sguardo di compassione.
Sì, Diu me cerca e mì ghe curri dré.
Inscì se troüm mai.
Ma ‘na quaj volta de culp me fermarù, e sun segür
che lü, sensa vultàm, l’è lì dedré.
Sì, Dio mi cerca e io gli corro dietro. / Così non ci troviamo mai. Ma una qualche volta / di colpo mi fermerò, e sono sicuro / che lui, senza voltarmi, è lì dietro.
Forse una delle tristezze più grandi della vita è quando decidiamo di sottrarci ad uno sguardo così, o quando  pensiamo di poterne fare a meno. Dio ti vede. Coraggio!